Partire
senza alcuna organizzazione è sicuramente più emozionante ma, ovviamente, anche più
impegnativo e, oltre a dover spendere un po’ di tempo per la pianificazione “in
itinere” si deve essere pronti ad affrontare tutti gli imprevisti che
continuamente si presentano.
Visto che
non studio mai in anticipo in Paesi in cui viaggio (anche se ogni volta mi
riprometto di farlo)
siamo arrivate a Santo Domingo con un’unica certezza: visto che i mega resorts, dove si dirige la maggior parte dei turisti, si trova ad est del Paese (Punta Cana e dintorni per intendersi) noi ci dirigeremo a ovest.
siamo arrivate a Santo Domingo con un’unica certezza: visto che i mega resorts, dove si dirige la maggior parte dei turisti, si trova ad est del Paese (Punta Cana e dintorni per intendersi) noi ci dirigeremo a ovest.
Sì, ma
quanti giorni restare nella repubblica Dominicana? Sulla durata dei singoli
soggiorni nelle varie isole, almeno fino alla partenza di Teresa, avevamo fatto
una sorta di itinerario qualche settimana fa, in maniera tale da trovarci in
Martinica per la fine del mese. Sfortunatamente però il foglio su cui l’avevamo
scritto è rimasto a casa e così ci toccherà improvvisare.
Dopo aver
parlato con altri turisti incontrati per strada e una simpatica famiglia romana
che alloggiava nel nostro B&B (che gentilmente ci ha lasciato la lonely
planet in prestito), abbiamo reperito notizie preziose sui posti che meritano
una visita. Quindi la mattina del nostro secondo giorno di vacanza abbiamo
pensato di comprare un biglietto per il bus che va a Paraiso il giorno dopo,
cittadina che fungerà da base per le prossime escursioni, ed il biglietto per
il ferry che ci porterà a Portorico la prossima settimana.
Visto che il
sito della Caribe tours non permette l’acquisto on line siamo state costrette a
recarci di persona alla stazione dei bus.
Certo, il
dover pensare, mentre si è in vacanza, a dove dormire o mangiare, come
spostarsi e per dove, a chi rivolgersi per non essere presi in giro come
sprovveduti, devo ammettere che è faticoso e sottrae tempo al divertimento e al
relax, ma la ricompensa più bella è che si entra veramente a contatto con la
gente del posto, ma anche con altri viaggiatori che si incrociano per caso, o
forse perché era destino che in quel momento fossero lì per darti il consiglio
giusto.
Così proprio
appena uscite fuori dal nostro B&B chiediamo informazioni ad un giovane,
con una giacca a vento sotto il braccio (con 30 gradi!?!?), che sembra appena
uscito dall’ufficio. Visto che siamo arrivate nel week end, non siamo sicure
che le biglietterie siano aperte. Marino (questo il nome del giovane) ci
assicura che la biglietteria del bus è aperta, ma non sa nulla su quella del
traghetto. Però una sua cara amica che ci lavora abita proprio a poche
centinaia di metri e, se vogliamo, ci accompagna da lei.
Siamo un po’
prese alla sprovvista da tanta gentilezza, ed il nostro buon senso ci spinge
sempre a stare in guardia, ma ci fidiamo di Marino e andiamo a suonare a casa
della sua amica.
Carmen ha
già la divisa da lavoro e ci dice che la biglietteria del ferry rimarrà aperta
fino alle sei del pomeriggio, ci dà l’indirizzo e ci dice che la troveremo lì.
La giornata
sembra cominciare bene. Dopo qualche centinaio di metri vediamo una suora con
due borsoni. Sicuramente sta partendo, quindi le chiedo se sta andando alla
stazione dei bus e se vuole dividere il taxi con noi. Parla benissimo italiano,
glielo hanno insegnato i “suoi ragazzi” quando abitava a Roma ed è felice di avere
l’occasione di parlarlo ancora.
È minuta ma
molto agile e mentre parla con noi ferma un’auto vecchissima (si tratta di auto
private, spesso malandate, che fungono da piccoli autobus. La gente sale e
scende in qualsiasi punto e paga una quota più o meno fissa) e si fionda dentro,
seguita da una signora bella in carne con due bambini al seguito. Rimaniamo male
perché stavamo per salire noi, ma non possiamo certo far scendere la signora e
i bambini.
“forza
salite, che aspettate?”
Ma salite
dove? Sono già in quattro dietro più i bagagli…
“mettetevi
sul sedile davanti?”
Il
conducente ha aperto lo sportello e ci esorta a salire, mentre dietro di lui si
è creata una fila di auto che suona i clacson senza sosta.
“Tery
dobbiamo salire!”
“ma non ci
entriamo! Non siamo sardine e abbiamo anche gli zaini!”
Non so come,
ma siamo riuscite ad entrare in macchina. Teresa quasi in braccio all’autista
ed io in braccio a Teresa. Se avessi avuto lo spazio a sufficienza per prendere
la macchina fotografica, questa sarebbe stata una scena da immortalare!
“Qui si usa
così” ci sorride la suora vedendoci perplesse ma anche divertite. “Adesso vi
accompagno alla biglietteria perché normalmente non potete acquistare il
biglietto il giorno prima, ma glielo chiederò”.
La suora non
riesce ad acquistare il suo biglietto perché i posti sono tutti esauriti, e non
riesce neanche a farci vendere il nostro. Non ci resta che tornare domani
mattina almeno un’ora prima della partenza ed incrociare le dita.
Meta
successiva la biglietteria marittima. Si
trova proprio a due passi dal centro coloniale, quindi non perderemo molto
tempo.
Ma qui ci
aspetta una sorpresa. Non possiamo acquistare il biglietto per Portorico!
Dopo aver
dato tutte le informazioni necessarie e aver tirato fuori la carta di credito
per il pagamento, l’impiegata (che non è l’amica di Marino) ci chiede dove
andiamo dopo Portorico e quando.
“non lo
sappiamo. Anzi, non sappiamo né dove né quando, dipende anche da quanto
Portorico ci piacerà”
“allora non
vi posso vendere il biglietto!”
“Perché?”
Alza le
spalle. “Non dipende da noi, sono gli americani. Lo fanno per sicurezza”
E che “scocciatura”
questi americani e la loro fissazione per la sicurezza! Già in aeroporto a
Malpensa ci hanno perquisito, noi e i bagagli, due volte perché era un loro volo, a Miami ci
hanno preso le impronte digitali di tutte e dieci le dita e ci hanno
fotografato (con la faccia che avevamo dopo più di dodici ore di viaggio,
saremo irriconoscibili!). Ci hanno, infine, costretto a ritirare il bagaglio e
a riconsegnarlo ad un altro varco…ed ora non possiamo entrare a Portorico se
prima non gli mostriamo il biglietto di uscita.
Vabbè! L’unica
pianificazione, diciamo a lungo raggio, che abbiamo tentato di fare è
miseramente fallita.
Tempo perso?
Per molti sì, a mio modo di vedere, invece, assolutamente no. Anche questo fa
parte del mio modo, del tutto personale, di intendere il viaggio.
Vuol dire
che nei prossimi giorni penseremo a goderci la Rep. Dominicana, in qualche modo
poi risolveremo.
Trascorriamo
il resto della giornata ad esplorare ancora il quartiere coloniale.
Visitiamo la
fortezza Ozama e la nostra guida ci racconta che parla bene italiano perché suo
figlio, un ingegnere elettrico di ventotto anni (e nel dirlo gli si illuminano
gli occhi) lavora a Perugia, ha una bambina con una ragazza italiana, ma ha da
poco perso il lavoro.
“l’Italia è
bella ma c’è la crisi e i politici sono tutti dei ladroni. Io ne parlo sempre
con mio figlio. Ci colleghiamo col computer e chiedo sempre cosa succede da
voi. È un casino!”
“Non lo dica
a noi”…ma siamo ottimisti J
È pomeriggio
inoltrato e siamo abbastanza stanche. Non siamo riuscite ancora a smaltire del
tutto il fuso orario e lo sbalzo di temperatura tra l’Italia e i Caraibi è
stato notevole.
Così, mentre
ci aggiriamo tra le viuzze del centro, scoprendo angoli che sembrano indietro
di almeno cinquant’anni, veniamo avvicinate da un vecchietto del luogo.
È magro, con
la pelle avvizzita ed è vestito con
degli abiti abbastanza consunti, ma sorride e ha uno sguardo dolce, da nonnino.
Ci fa le solite domande, da dove veniamo, se ci piace la città, e poi si mette
a camminare insieme a noi e ci descrive i vari palazzi che incontriamo lungo la
strada.
Ci chiede
scusa però, perché non è istruito e non sa se le notizie che ci da sono tutte
giuste, ma le possiamo verificare sulla guida o su internet!!!
Così
trascorriamo circa due ore in compagnia di Julio, che non è così vecchio come
ci era sembrato, ha solo 58 anni.
Ci racconta
la sua vita rocambolesca e non sempre felice, ci mostra i luoghi dove giocava
da bambino, della figlia che fa l’infermiera
e di quando è stato costretto a lasciare Portorico perché espulso dal paese.
“ero ubriaco
e ho fatto un incidente con la macchina. Sono stato anche in prigione. Da quando
mi hanno espulso non ho più visto mia figlia. Portorico è pericoloso. Quando c’ero
io ammazzavano la gente innocente. Così, senza ragione, solo perché due
litigavano e uno si trovava in mezzo. Adesso non lo so, sono via da tanto tempo”.
Passiamo davanti
una bella chiesa, la capilla de la tercera orden dominica, sta appena
cominciando la messa. Decidiamo di seguirla, anche per riposarci un po’ e per
assaporare quella pace che ci permette di soffermarci un po’ su tutto ciò che
abbiamo vissuto oggi.
Salutiamo
Julio e gli diamo qualche banconota per il tempo che ci ha dedicato. Lui accetta
e ci ringrazia ma ci dice che ci verrà a prendere a messa finita per
accompagnarci a prendere un taxi. È buio e non vuole che camminiamo sole. Non è
pericoloso, ci dice, ma a lui fa piacere.
Così all’uscita
lo ritroviamo puntuale con un gelato confezionato in mano. Ci ringrazia ancora perché
lui quella prelibatezza normalmente non può permettersela.
Continuiamo
il nostro giro passeggiando sul lungomare. C’è gente in una piazzetta e bambini
che stanno giocando con i loro nuovi regali ricevuti per l’epifania che si
festeggerà l’indomani.
Passiamo davanti
una panetteria, la più buona del quartiere ci assicura.
Non possiamo
non entrare ed assaggiare le deliziose empanadas al formaggio, le coppe di
dessert ai frutti della passione e crema di latte (più buone a vedersi che a
mangiarsi) e lo stranissimo succo di aguaje…che ci è piaciuto meno di tutto il
resto.
Siamo distrutte…forse
è il caso di tornare nel B&B, domani ci aspetta un’altra intensa giornata.
P.S.
Purtroppo, come pensavo, non ho molto tempo da dedicare al blog ed io sicuramente
mi dilungo troppo nei particolari.
Mi fa
piacere, però ricordare tutte quelle persone che incontro e che mi regalano un
po’ del loro tempo, che sono gentili, che mi insegnano qualcosa di nuovo. Se non
lo facessi probabilmente tra qualche mese o qualche anno sparirebbero dalla mia
memoria e sarebbe come no averli mai
incontrati.
Intanto,
oggi, 6 gennaio, abbiamo trascorso un’altra interessante giornata, ricca di
incontri ed imprevisti, ma io sono in ritardo di un giorno nel raccontarvela!
Spero di rimediare J
Ciao Giovanna!
RispondiEliminaBello il tuo racconto, ricco di particolari che a me piacciono tanto. Mi è piaciuto leggerlo, per un attimo mi sono sentita anche io con voi, la suora e Julio. Gli incontri fatti in viaggio sembrano magici...spesso ho avuto la sensazione che ci siano persone messe lì per noi, nel caso ci serva una mano. Attendo il seguito!
Baci a te e Teresa
Gea
Giovanna sembra di leggere un libro a puntate ed illustrato da immagini splendide.....
RispondiEliminaSaluti anche per Teresa.
Giuseppe Costanzo
PS: dal prossimo commento mi firmero solo con le iniziali...ciao!
..e allora, come andò' a finire! La prossima puntata a quando?
RispondiEliminaAttila