martedì 7 gennaio 2014

Cercando di pianificare...(5 gennaio)

Partire senza alcuna organizzazione è sicuramente  più emozionante ma, ovviamente, anche più impegnativo e, oltre a dover spendere un po’ di tempo per la pianificazione “in itinere” si deve essere pronti ad affrontare tutti gli imprevisti che continuamente si presentano.
Visto che non studio mai in anticipo in Paesi in cui viaggio (anche se ogni volta mi riprometto di farlo)
siamo arrivate a Santo Domingo con un’unica certezza: visto che i mega resorts, dove si dirige la maggior parte dei turisti, si trova ad est del Paese (Punta Cana e dintorni per intendersi) noi ci dirigeremo a ovest.
Sì, ma quanti giorni restare nella repubblica Dominicana? Sulla durata dei singoli soggiorni nelle varie isole, almeno fino alla partenza di Teresa, avevamo fatto una sorta di itinerario qualche settimana fa, in maniera tale da trovarci in Martinica per la fine del mese. Sfortunatamente però il foglio su cui l’avevamo scritto è rimasto a casa e così ci toccherà improvvisare.
Dopo aver parlato con altri turisti incontrati per strada e una simpatica famiglia romana che alloggiava nel nostro B&B (che gentilmente ci ha lasciato la lonely planet in prestito), abbiamo reperito notizie preziose sui posti che meritano una visita. Quindi la mattina del nostro secondo giorno di vacanza abbiamo pensato di comprare un biglietto per il bus che va a Paraiso il giorno dopo, cittadina che fungerà da base per le prossime escursioni, ed il biglietto per il ferry che ci porterà a Portorico la prossima settimana.
Visto che il sito della Caribe tours non permette l’acquisto on line siamo state costrette a recarci di persona alla stazione dei bus.
Certo, il dover pensare, mentre si è in vacanza, a dove dormire o mangiare, come spostarsi e per dove, a chi rivolgersi per non essere presi in giro come sprovveduti, devo ammettere che è faticoso e sottrae tempo al divertimento e al relax, ma la ricompensa più bella è che si entra veramente a contatto con la gente del posto, ma anche con altri viaggiatori che si incrociano per caso, o forse perché era destino che in quel momento fossero lì per darti il consiglio giusto.
Così proprio appena uscite fuori dal nostro B&B chiediamo informazioni ad un giovane, con una giacca a vento sotto il braccio (con 30 gradi!?!?), che sembra appena uscito dall’ufficio. Visto che siamo arrivate nel week end, non siamo sicure che le biglietterie siano aperte. Marino (questo il nome del giovane) ci assicura che la biglietteria del bus è aperta, ma non sa nulla su quella del traghetto. Però una sua cara amica che ci lavora abita proprio a poche centinaia di metri e, se vogliamo, ci accompagna da lei.
Siamo un po’ prese alla sprovvista da tanta gentilezza, ed il nostro buon senso ci spinge sempre a stare in guardia, ma ci fidiamo di Marino e andiamo a suonare a casa della sua amica.
Carmen ha già la divisa da lavoro e ci dice che la biglietteria del ferry rimarrà aperta fino alle sei del pomeriggio, ci dà l’indirizzo e ci dice che la troveremo lì.
La giornata sembra cominciare bene. Dopo qualche centinaio di metri vediamo una suora con due borsoni. Sicuramente sta partendo, quindi le chiedo se sta andando alla stazione dei bus e se vuole dividere il taxi con noi. Parla benissimo italiano, glielo hanno insegnato i “suoi ragazzi” quando abitava a Roma ed è felice di avere l’occasione di parlarlo  ancora.
È minuta ma molto agile e mentre parla con noi ferma un’auto vecchissima (si tratta di auto private, spesso malandate, che fungono da piccoli autobus. La gente sale e scende in qualsiasi punto e paga una quota più o meno fissa) e si fionda dentro, seguita da una signora bella in carne con due bambini al seguito. Rimaniamo male perché stavamo per salire noi, ma non possiamo certo far scendere la signora e i bambini.
“forza salite, che aspettate?”
Ma salite dove? Sono già in quattro dietro più i bagagli…
“mettetevi sul sedile davanti?”
Il conducente ha aperto lo sportello e ci esorta a salire, mentre dietro di lui si è creata una fila di auto che suona i clacson senza sosta.
“Tery dobbiamo salire!”
“ma non ci entriamo! Non siamo sardine e abbiamo anche gli zaini!”
Non so come, ma siamo riuscite ad entrare in macchina. Teresa quasi in braccio all’autista ed io in braccio a Teresa. Se avessi avuto lo spazio a sufficienza per prendere la macchina fotografica, questa sarebbe stata una scena da immortalare!
“Qui si usa così” ci sorride la suora vedendoci perplesse ma anche divertite. “Adesso vi accompagno alla biglietteria perché normalmente non potete acquistare il biglietto il giorno prima, ma glielo chiederò”.
La suora non riesce ad acquistare il suo biglietto perché i posti sono tutti esauriti, e non riesce neanche a farci vendere il nostro. Non ci resta che tornare domani mattina almeno un’ora prima della partenza ed incrociare le dita.
Meta successiva  la biglietteria marittima. Si trova proprio a due passi dal centro coloniale, quindi non perderemo molto tempo.
Ma qui ci aspetta una sorpresa. Non possiamo acquistare il biglietto per Portorico!
Dopo aver dato tutte le informazioni necessarie e aver tirato fuori la carta di credito per il pagamento, l’impiegata (che non è l’amica di Marino) ci chiede dove andiamo dopo Portorico e quando.
“non lo sappiamo. Anzi, non sappiamo né dove né quando, dipende anche da quanto Portorico ci piacerà”
“allora non vi posso vendere il biglietto!”
“Perché?”
Alza le spalle. “Non dipende da noi, sono gli americani. Lo fanno per sicurezza”
E che “scocciatura” questi americani e la loro fissazione per la sicurezza! Già in aeroporto a Malpensa ci hanno perquisito, noi e i bagagli,  due volte perché era un loro volo, a Miami ci hanno preso le impronte digitali di tutte e dieci le dita e ci hanno fotografato (con la faccia che avevamo dopo più di dodici ore di viaggio, saremo irriconoscibili!). Ci hanno, infine, costretto a ritirare il bagaglio e a riconsegnarlo ad un altro varco…ed ora non possiamo entrare a Portorico se prima non gli mostriamo il biglietto di uscita.
Vabbè! L’unica pianificazione, diciamo a lungo raggio, che abbiamo tentato di fare è miseramente fallita.
Tempo perso? Per molti sì, a mio modo di vedere, invece, assolutamente no. Anche questo fa parte del mio modo, del tutto personale, di intendere il viaggio.
Vuol dire che nei prossimi giorni penseremo a goderci la Rep. Dominicana, in qualche modo poi risolveremo.

Trascorriamo il resto della giornata ad esplorare ancora il quartiere coloniale.
Visitiamo la fortezza Ozama e la nostra guida ci racconta che parla bene italiano perché suo figlio, un ingegnere elettrico di ventotto anni (e nel dirlo gli si illuminano gli occhi) lavora a Perugia, ha una bambina con una ragazza italiana, ma ha da poco perso il lavoro.
“l’Italia è bella ma c’è la crisi e i politici sono tutti dei ladroni. Io ne parlo sempre con mio figlio. Ci colleghiamo col computer e chiedo sempre cosa succede da voi. È un casino!”
“Non lo dica a noi”…ma siamo ottimisti J
È pomeriggio inoltrato e siamo abbastanza stanche. Non siamo riuscite ancora a smaltire del tutto il fuso orario e lo sbalzo di temperatura tra l’Italia e i Caraibi è stato notevole.
Così, mentre ci aggiriamo tra le viuzze del centro, scoprendo angoli che sembrano indietro di almeno cinquant’anni, veniamo avvicinate da un vecchietto del luogo.
È magro, con  la pelle avvizzita ed è vestito con degli abiti abbastanza consunti, ma sorride e ha uno sguardo dolce, da nonnino. Ci fa le solite domande, da dove veniamo, se ci piace la città, e poi si mette a camminare insieme a noi e ci descrive i vari palazzi che incontriamo lungo la strada.
Ci chiede scusa però, perché non è istruito e non sa se le notizie che ci da sono tutte giuste, ma le possiamo verificare sulla guida o su internet!!!
Così trascorriamo circa due ore in compagnia di Julio, che non è così vecchio come ci era sembrato, ha solo 58 anni.
Ci racconta la sua vita rocambolesca e non sempre felice, ci mostra i luoghi dove giocava da bambino,  della figlia che fa l’infermiera e di quando è stato costretto a lasciare Portorico perché espulso dal paese.
“ero ubriaco e ho fatto un incidente con la macchina. Sono stato anche in prigione. Da quando mi hanno espulso non ho più visto mia figlia. Portorico è pericoloso. Quando c’ero io ammazzavano la gente innocente. Così, senza ragione, solo perché due litigavano e uno si trovava in mezzo. Adesso non lo so, sono via da tanto tempo”.
Passiamo davanti una bella chiesa, la capilla de la tercera orden dominica, sta appena cominciando la messa. Decidiamo di seguirla, anche per riposarci un po’ e per assaporare quella pace che ci permette di soffermarci un po’ su tutto ciò che abbiamo vissuto oggi.
Salutiamo Julio e gli diamo qualche banconota per il tempo che ci ha dedicato. Lui accetta e ci ringrazia ma ci dice che ci verrà a prendere a messa finita per accompagnarci a prendere un taxi. È buio e non vuole che camminiamo sole. Non è pericoloso, ci dice, ma a lui fa piacere.
Così all’uscita lo ritroviamo puntuale con un gelato confezionato in mano. Ci ringrazia ancora perché lui quella prelibatezza normalmente non può permettersela.
Continuiamo il nostro giro passeggiando sul lungomare. C’è gente in una piazzetta e bambini che stanno giocando con i loro nuovi regali ricevuti per l’epifania che si festeggerà l’indomani.
Passiamo davanti una panetteria, la più buona del quartiere ci assicura.
Non possiamo non entrare ed assaggiare le deliziose empanadas al formaggio, le coppe di dessert ai frutti della passione e crema di latte (più buone a vedersi che a mangiarsi) e lo stranissimo succo di aguaje…che ci è piaciuto meno di tutto il resto.
Siamo distrutte…forse è il caso di tornare nel B&B, domani ci aspetta un’altra intensa giornata.

P.S. Purtroppo, come pensavo, non ho molto tempo da dedicare al blog ed io sicuramente mi dilungo troppo nei particolari.
Mi fa piacere, però ricordare tutte quelle persone che incontro e che mi regalano un po’ del loro tempo, che sono gentili, che mi insegnano qualcosa di nuovo. Se non lo facessi probabilmente tra qualche mese o qualche anno sparirebbero dalla mia memoria  e sarebbe come no averli mai incontrati.
Intanto, oggi, 6 gennaio, abbiamo trascorso un’altra interessante giornata, ricca di incontri ed imprevisti, ma io sono in ritardo di un giorno nel raccontarvela! Spero di rimediare J
  


3 commenti:

  1. Ciao Giovanna!
    Bello il tuo racconto, ricco di particolari che a me piacciono tanto. Mi è piaciuto leggerlo, per un attimo mi sono sentita anche io con voi, la suora e Julio. Gli incontri fatti in viaggio sembrano magici...spesso ho avuto la sensazione che ci siano persone messe lì per noi, nel caso ci serva una mano. Attendo il seguito!
    Baci a te e Teresa
    Gea

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  2. Giovanna sembra di leggere un libro a puntate ed illustrato da immagini splendide.....
    Saluti anche per Teresa.
    Giuseppe Costanzo
    PS: dal prossimo commento mi firmero solo con le iniziali...ciao!

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  3. ..e allora, come andò' a finire! La prossima puntata a quando?

    Attila

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