Saint Maarten
è un’isola carina, divisa in 2 parti: olandese e francese.
Qui abbiamo
trascorso quattro giorni simpatici, nonostante le spiagge non fossero
eccezionali e il tempo non è sia stato bellissimo, con piogge brevi e frequenti
e, soprattutto, tanto vento.
Grazie alla
nostra auto a noleggio, abbiamo visto quasi tutti i lidi, compreso qualcuno
frequentato da nudisti, e ci siamo soffermate in quelli più riparati.
Un
imprevisto però era dietro l’angolo: da St. Maarten partono solo traghetti
diretti a Saba, Anguilla e St. Barth, ma da lì si può solo tornare indietro,
non si può proseguire verso sud se non in aereo, a costi non proprio economici.
“perché non
provate a chiedere passaggio ad una delle tante barche che vanno verso sud?
Molti cercano qualcuno che dia una mano a bordo oppure imbarcano gente come
ospite pagante” ci avevano detto una sera due persone che avevano cenato al
nostro stesso tavolo in un lolo (così sono chiamati i piccoli ristoranti).
Facile a
dirsi, ma dove andare a cercare questo imbarco?
Niente di
più semplice! Proprio il giorno dopo, mentre facevamo colazione in una vera
patisserie francese, sentiamo parlare in italiano un uomo ed un ragazzino
proprio nel tavolo accanto e percepiamo che hanno una barca.
Ne
approfitto, così, per avere conferma delle informazioni ricevute e chiedere
dove sono diretti. Cristiano ci conferma quanto sapevamo e non avrebbe problemi
ad imbarcarmi come ospite pagante, ma sta andando verso nord, alle Isole
Vergini, proprio i posti che abbiamo visitato prima di sbarcare a St. Marteen.
Che peccato!
Ma proprio in quel momento arrivano alla patisserie altre quattro persone (due
donne e due uomini) che salutano Cristiano. Anche loro hanno una barca e
partiranno dopo qualche giorno facendo rotta verso sud, a Guadalupe.
“Non c’è
problema, puoi venire con noi, l’unico inconveniente è il tempo, ci sarà vento forte
e contrario per tutta la traversata, quindi si ballerà un po’ ed impiegheremo
circa un giorno e mezzo”.
Sono un po’
in crisi, adoro andare in barca a vela, ma so anche che da passeggera soffro il
mare grosso ed un giorno e mezzo a vomitare non è proprio il massimo.
L’alternativa però è prendere l’aereo, asettico e certamente meno emozionante.
Ci scambiamo
i numeri di telefono, ho ancora qualche giorno per pensarci, ma in fondo so già
cosa deciderò, e tre giorni dopo, lasciata Teresa in aeroporto, sono a bordo
del Vintage, una goletta di 17 metri, pronta a salpare per Guadalupe.
Partiamo
alle 7 del mattino, siamo in quattro e le previsioni danno vento abbastanza teso
e mare formato.
La prima
mezza giornata procede splendidamente. La barca balla abbastanza, il vento fischia e le onde la fanno avanzare come sulle montagne russe, un sali e scendi
continuo. Io però sto bene, ho chiesto a Tonino (il capitano) di stare al
timone e sono concentrata come quando facevo le regatine sulle barche
di minialtura. Non è proprio la stessa cosa, perché qui le onde sono più alte e
la barca è molto più lunga, quindi risente gli sbalzi in maniera diversa, ma tutto va
bene. A pranzo riesco persino a mangiare un panino senza conseguenze, tenendo
però sempre saldo il timone!
Alle 15.00
circa navighiamo già da più di sette ore, io ho bevuto pochissimo ma devo
ugualmente fare una visitina alla toilette.
Temevo
questo momento, ma non posso più rimandare. Mi faccio coraggio, mi dico che
ormai mi sono abituata al dondolio e che pochi minuti giù non mi creeranno
problemi. Sto cercando di convicermi, faccio training autogeno….
Scendo le
scale, fatico a stare in equilibrio. Sottocoperta tutto sembra muoversi di più.
Mi chiudo nel bagnetto ed è peggio che mai. La testa mi gira e non so dove
aggrapparmi prima. Non sembrava che si muovesse tanto quando ero su!
Pochi minuti
dopo, quando esco, ho i sudori freddi, ho bisogno di aria fresca. Salgo sopraccoperta,
non indosso più la cerata, sento troppo caldo, ma ho anche i brividi.
Mi siedo
accanto a Tony ma non prendo subito in mano il timone, le mie braccia sembrano
aver perso la forza….
Sento il mio
diaframma che comincia a formicolare…una sensazione bruttissima!
La barca
continua ad avanzare sbattendo sulle onde, su e giù. A cadenza quasi regolare
mi sento mancare la barca sotto il sedere e in quei momenti il mio diaframma
sembra fare i salti mortali e i miei arti sembrano non avere forza.
All’ennesima
discesa sento che non ce la faccio più a trattenermi e riesco per un soffio a
sporgermi abbastanza per vomitare in mare.
È finita! Ho
ceduto, mi sento uno straccio. Mi metto a pancia in giù sulla coperta e Clelia
mi passa un materassino per stare più comoda…(poggiarsi sull’antiscivolo della
coperta non è proprio il massimo del confort).
Sto in
questa posizione per non so quanto tempo, con gli spruzzi del mare che ogni
tanto mi investono.
Ad un certo
punto Clelia mi consiglia di scendere giù e distendermi sul letto, anche perché
dobbiamo cambiare bordo ed è più sicuro. Ha ragione, ma sto ancora male e sono
certa che la situazione peggiorerà. Purtroppo ho anch’io ragione! Scendo le
scale e vengo subito investita dall’odore di una zuppa che Clelia ha cucinato.
Sicuramente sarà stato un piatto buonissimo, ma in quel momento per me è
l’odore più nauseante del mondo. Faccio appena in tempo a stendermi che vomito
ancora dentro il secchio che fortunatamente è stato preparato accanto.
Bene adesso
sono proprio KO!
Sono circa
le 18.00 ed io sono sfinita! Penso che se ci fosse stato di bisogno del mio
aiuto sarei stata una schiappa. Per fortuna Tonino, Mario e Clelia sono degli
ottimi marinai e navigano tutta la notte dandosi i turni fino al giorno dopo.
Io, invece,
continuo a stare a pancia in giù, senza forze, cadendo spesso in un torpore
simile al sonno. Mi sveglio spessissimo, ad ogni onda più forte che investe la
barca apro gli occhi ma tutto mi gira in torno e li richiudo.
Non riesco
mangiare nulla, né tantomeno a bere, visto che dopo dovrei rivisitare il
bagno…un incubo!
Mi sveglio
che c’è luce. Stiamo navigando ancora, ma mi sento molto meglio anche se
debole!
Salgo in
coperta e vengo investita da una luce incredibile. Il sole splende ed il vento
spinge ancora la goletta, ma si balla decisamente meno del giorno prima, ed
anche il mio stomaco si è un po’ calmato, o forse solo abituato al dondolio.
Alle tre del
pomeriggio arriviamo a Guadalupe senza ulteriori “incidenti”.
Nel
pomeriggio al nostro equipaggio si aggiungono Simone, il papà di Mario, appena
arrivato dall’Italia e Veronica, che ha preferito non soffrire il mare e
prendere un comodo aereo da St. Maarten fino in Guadalupe.
Siamo al
completo, per il momento, e il Vintage salpa il 5 febbraio verso Les Saintes.
La settimana
successiva trascorre nel più completo relax, tra bagni in acque turchesi, pasti
a bese di pesce pescato dai bravissimi uomini della barca, passeggiate a terra
ed appassionanti letture.
Per fortuna
il mio kindle contiene diverse decine di libri di tutti i generi, perché riesco
o finirli ad una velocità incredibile.
Visitiamo
anche Terre de basse e Marie Galante, un’altra isoletta dell’arcipelago di
Guadalupe famosa per le distillerie di rum.
Durante le
varie soste si familiarizza facilmente con gli armatori della altre barche ed è
interessante scoprire quanta gente ami il mare e passi gran parte della vita
navigando da un posto all’altro. Incontriamo anche una giovane famiglia con due
bimbi piccoli (1 e 3 anni) che navigano per circa sei mesi l’anno, mentre
l’altra metà la trascorrono a Torino in maniera molto più ordinaria.
“finchè non
ci sono gli impegni della scuola vogliamo far fare questa magnifica esperienza
ai nostri figli, lo facciamo ormai da tanti anni…” mi dice Adriana mentre i
bimbi saltellano con sicurezza per la barca senza perdere minimamente
l’equilibrio.
Dopo 8
giorni di relax è giunto il momento di partire. Il Vintage tornerà verso nord,
mentre io sto andando a sud, torno a Guadalupe da dove procederò verso la
Dominica.
Mi dispiace lasciare i nuovi amici, succede sempre quando si sta bene con delle persone o in un posto che ci piace, ma sono sicura che mi aspettano altri incontri interessanti e tanti altri magnifici luoghi da esplorare in giro per i Caraibi ;-)
Un piccolo campionario di aragoste pescate e cucinate dai bravissimi uomini della barca a Les Saintes |
Altre prelibatezze del mare tra cui il conch (o lambi) il mollusco buonissimo che si estrae da conchiglie giganti. |
Spiaggia a Terre de Bas |
Chiesetta a Les Saintes |
Il Vintage ancorato a Les Saintes |
Il conch (o Lambi) estratto dalla sua conchiglia |
Ancorati in una baia a Marie Galante |
Piazzetta del Porto a Les Saintes |
Che bello cugi... i colori,il mare.. tutto sembra un paradiso... m auguro veramnt d poter fare almeno un viaggio simile al tuo.. ancora un bel mese e mezzo pieno.. goditelo e pensami...=>
RispondiEliminaUn anbraccio forte.
katy
***Bellissimo posto e bellissime foto..........che meraviglia!! Un'abbraccio Mariagiovanna
RispondiEliminaCiao Giovanna...che foto...e che posti da sogno!!! Dove sei adesso? Aggiornaci!!
RispondiEliminaCiao, un bacio!
Non avevo letto il racconto...sono stato male per te!!! Ciao Buona domenica!!!
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